Storie di pazienti e persone del Meyer

Da Boston bigliettini per i bimbi del Meyer

Sono arrivati, indirizzati ai bambini del Meyer, piegati con cura dentro una busta. Provenienza: Boston, Usa.

Mittente: un gruppo di adolescenti, tutti studenti di un liceo, che stanno approfondendo lo studio della lingua e della cultura italiana riuniti in un club.

Questi ragazzi hanno sentito parlare del Meyer e hanno manifestato il desiderio di mettersi in contatto con i bambini ricoverati, per trasmettere il loro messaggio di vicinanza.

Detto, fatto. Guidati da Jamila, che ha 19 anni e che essendo italo americana ha un'ottima dimestichezza con la nostra lingua, si sono messi al lavoro.

Hanno messo in campo il loro italiano d’oltreoceano, adesivi e pennarelli, ma soprattutto il cuore schietto e quel senso di prossimità che tra coetanei sa annullare anche seimilaquattrocento chilometri di distanza fisica.

“Abbiamo dedicato diversi incontri del nostro club proprio a questa attività – racconta Jamila – Avevamo il desiderio di metterci in contatto con il Meyer perché conosco Firenze e il suo ospedale pediatrico e allora ci siamo impegnati a scrivere queste lettere”.

Nel frattempo è arrivata l'estate, Jamila è venuta in Italia e ha deciso di occuparsi personalmente della consegna in ospedale.

Scritte e disegni, tricolori e stelle e strisce colorano quei biglietti speciali: “Non so che cosa significa un pollice in su a Firenze, ma dove vivo è un gesto di felicità”, scrive una ragazza. E affida alle mani di un ragazzino stilizzato accanto alla sua frase quel gesto universale di ottimismo.

“Rimettiti presto”, “You are beautiful” “Lots of love”, “Abbracci dall’America, ti pensiamo anche qua”, si legge in altrettanti bigliettini.

“Mettersi in salute”, invita invece Vincenzo: sembra di sentirlo mentre arrangia il suo italiano, pare di vederlo mentre appende il suo messaggio all’albero di mele che ha disegnato nello stesso foglio.
Qualcuno imposta una vera e propria letterina:

“Tanti saluti dall’America. Nonostante tutte le difficoltà sono sicura che ce la farai :). Continua a sorridere e ad essere forte e vedrai che tutto passerà in un batter d’occhio. Ti pensiamo”.

 

In questi bigliettini, che adesso sono in consegna ai destinatari e che certo li faranno felici, stanno racchiusi tanti significati. Sono uno dei volti di quella “comunità Meyer” che cresce sempre di più e genera connessioni in forme sempre nuove. L'obiettivo è preciso e universale, non ha nemmeno bisogno di una lingua comune se c'è la purezza di un disegno: aiutare i bambini a stare meglio, ognuno per la sua parte.